Assoggettare un apparecchio ad un piano di manutenzione preventiva, inteso come insieme di operazioni volto a ridurre gli effetti dell’invecchiamento e dell’usura, può avere significativi impatti sulla vita del sistema.
Tuttavia c’è “manutenzione preventiva” e “manutenzione preventiva”.
E c’è “apparecchio” ed “apparecchio”.
Se prendiamo un asset che evidenzia un tasso di guasto “λ” costante e lo sottoponiamo ad una manutenzione AGAN (As Good As New, cioè “Come Nuovo”) con intervalli di periodicità “T”, scopriamo la seguente cosa (indicando con R(t) l’affidabilità al tempo t, minore di T, ed Rm(t) l’affidabilità del sistema manutentato al tempo t compreso, in questo caso, tra nT e (n+1)T):
Cioè:
Rm(t) = R(t)
L’affidabilità non cambia!
In un sistema che manifesta un tasso di guasto costante, quindi, una certa tipologia di manutenzione è sostanzialmente inutile e non contribuisce ad aumentare l’affidabilità dell’apparecchio.
In ragione di questo l’apparecchio viene definito tecnicamente “memorylessness” cioè privo di memoria.
Che fare quindi?
Lasciare lavorare il “caso” e attendere il guasto?
Disinteressarsi dell’apparecchio?
Non proprio. Il discorso è, purtroppo, un po’ articolato, soprattutto al rientro dalle vacanze di agosto.
Discuteremo di questo in un prossimo “episodio”.
Prometto.
Anticipo però il titolo dell’argomento: “RCM, Reliability Centered Maintenance” ovvero “Manutenzione Orientata all’Affidabilità”.
Alla prossima!
© Marzio Marigo