DEL MARTELLO. DEI CHIODI

Il tema connesso alle atmosfere esplosive ATEX è complesso.

Sempre e ad ogni livello.

– C’è chi si avvicina all’argomento con un background di tipo elettrico: tipicamente l’ATEX, in questi casi, è vista prevalentemente in connessione con la presenza di gas o liquidi infiammabili e l’innesco è quasi esclusivamente di tipo elettrico.

– C’è chi, invece, vede l’ATEX negli spazi confinati: prevalentemente RSPP. In questi casi si pone attenzione alla presenza di ventilazione e di attrezzature no-sparking (sulle quali molto ci sarebbe da dire).

– Chi invece si occupa di impianti di movimentazione e filtrazione di polveri si concentra sulla protezione (venting, soppressione, ecc), consapevole del fatto che la prevenzione delle sorgenti di accensione è un’operazione poco affidabile in quel contesto.

– Poi c’è l’idrogeno che tanti grattacapi ci sta dando in questo periodo: è un gas strano al quale, magari, dedicherò un approfondimento. In questo ambito esiste l’intero spettro della percezione del rischio: dai minimizzatori (è leggero, scappa via), i pensierosi (si, scappa, ma solo quando è molto concentrato) e i dubbiosi (700 bar sotto il sedere in auto? Mai).

– È apparso, nel contesto della decarbonizzazione, pure il GNL/LNG. Un gas che, per modalità di stoccaggio ed utilizzo non dovrebbe creare chissà quale preoccupazione. Ma appena nella discussione pubblica si fa strada il termine “rigassificatore” espode letteralmente tutto. I riflessi di pavlov prendono il sopravvento e l’entropia diventa dominante.

– L’industria farmaceutica è poi davvero interessante: “quel decimetro quadrato di polvere fine classifica il luogo a rischio di esplosione?”

– Vogliamo parlare dei tecnici di processo dell’industria alimentare? No, meglio di no.

Potrei davvero continuare per un bel po’.

Quello che tuttavia traspare è spesso l’approccio settoriale al problema.

Ognuno ha il proprio martello e ognuno vede il suo specifico chiodo.

Martello.

Chiodi.

Commenti (2)

  • Rispondi Francesco - 7 Luglio 2022

    Buona giorno Ing. Marigo
    leggendo il suo libro mi son imbattuto in una tabella sulla classe di pericolosità della polveri nel quale a seconda della St viene correlata la pressione massima.
    Quindi sapendo che una polvere possiede una St2 dovrò richiedere al fabbricante un’apparecchiatura in grado di sopportare una pressione massima di 10 bar?
    La ringrazio

    • Rispondi Marzio Marigo - 15 Luglio 2022

      Non necessariamente.
      Dipende da molte variabili.
      Tutte le sorgenti di accensione sono prevenibili?
      Se no, esistono sistemi di protezione?
      In quest’ultimo caso, di che tipo sono?
      Che pressione massima del contenimento ammettono?
      Molto altro.
      Saluti cordiali
      MM

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