Resilienza. Tenacità. Sicurezza. Et al.

Sempre più spesso, in ambiti anche esterni alla sicurezza dei processi, si sente discutere di “resilienza”.

Resilienza delle società, resilienza delle organizzazioni, resilienza ai cambiamenti climatici, resilienza del software…

Insomma: “resilienza”.

La percezione è che, a volte, si aggiunga il termine “resilienza” a qualsiasi settore dell’umano agire; un po’ come con il prezzemolo.

Valorizza “le portate”.

Springer, su questo argomento, mette a disposizione per la lettura (gratuitamente fino al 25 di ottobre) interi capitoli di manuali specialistici da lei pubblicati sull’argomento (enjoy it!).

Purtroppo, e non discuto ovviamente di quanto pubblicato dall’editore tedesco, a volte il concetto di “resilienza” viene discusso, approfondito, sezionato fino a perderne di vista il significato posseduto in origine.

Che significa “resilienza”?

Esiste correlazione tra la “resilienza” e la “tenacità”, altro termine abusato in ogni campo?

Da “meccanico” sento l’esigenza (!) di puntualizzare i termini (ebbene si. “Resilienza” e “tenacità” sono tratte dal gergo proprio della scienza dei materiali).

La “resilienza”, in particolare, è da intendersi come la capacità/attitudine di un materiale di saper resistere a sollecitazioni di tipo dinamico. Per converso la tenacità risulta proporzionale all’energia che il medesimo materiale è in grado di assorbire prima di essere portato a rottura.

La “resilienza” viene determinata con prove dinamiche (cd. pendolo di Charpy) mentre la “tenacità” è sperimentalmente rilevata con test quasi-statici (è infatti funzione dell’integrale del diagramma σ-ɛ associato alla prova di trazione).

Questi sono i significati originali, un rozzi ed essenziali, propri dell’ingegneria[1] meccanica.

Resilienza Vs. Tenacità.

È peraltro abbastanza evidente che l’adattamento ad altri contesti necessariamente porta con sé sfumature e precisazioni non proprie dello studio dei materiali.

Fatte queste premesse è chiara quindi almeno una cosa: “resilienza” e “tenacità” non sono concetti intercambiabili.

È certamente vero che, spesso, un’alta “tenacità” è accompagnata ad una altrettanto elevata “resilienza”.

Ma non sempre.

A volte un’alta “resilienza” non implica una altrettanto importante “tenacità”.

Nei materiali certamente.

E probabilmente anche nell’ingegneria, nella sicurezza dei processi, nelle organizzazioni e nelle società.

Alla prossima!

© Marzio Marigo

[1] “Quale maestro dare al tuo figliolo Mi chiedi, Lupo, preoccupato, Pregandomi di darti un consiglio. Tutti i grammatici ed i letterati Fuggili come la peste: Niente Virgilio, niente Cicerone, E che lasci Tutilio nel suo alone aulico, E, se si mette a far versi, disereda il poeta. Per una professione redditizia La chitarra va bene O il doppio flauto da coro. Se però il ragazzo è un po’ rozzo, Fagli fare il banditore d’asta o l’ingegnere

Marco Valerio Marziale (Epigrammi, Libro V, n. 56)

Commento (1)

  • Rispondi Skanto - 10 Novembre 2020

    Grande Marzio!!

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